giovedì 26 gennaio 2012




 
Miei cari genitori addio

Miei cari genitori,

se il cielo fosse carta e tutti i mari del mondo inchiostro,
non potrei descrivervi le mie sofferenze
e tutto ciò che vedo intorno a me.
Il campo si trova in una radura.
Sin dal mattino ci cacciano al lavoro nella foresta.
I miei piedi sanguinano perché ci hanno portato via le scarpe… 
Tutto il giorno lavoriamo quasi senza mangiare
e la notte dormiamo sulla terra (ci hanno portato via anche i nostri mantelli).
Ogni notte soldati ubriachi vengono a picchiarci con bastoni di legno 

e il mio corpo è pieno di lividi come un pezzo di legno bruciacchiato.
Alle volte ci gettano qualche carota cruda, una barbabietola, ed è una vergogna: 
ci si batte per averne un pezzetto e persino qualche foglia.
L’altro giorno due ragazzi sono scappati, allora ci hanno messo in fila 

e ogni quinto della fila veniva fucilato…
Io non ero il quinto, ma so che non uscirò vivo di qui.
Dico addio a tutti, cara mamma, caro papà, mie sorelle e miei fratelli, e piango…
(lettera scritta in yiddish da un ragazzo di 14 anni nel campo di  concentramento di Pustkow)

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