giovedì 26 gennaio 2012

NADIA ANJUMAN



  NADIA   ANJUMAN       1980 - 2005 


                                       

«Versi d' amore, un disonore» La poetessa uccisa dal marito


       È morta per i suoi ghazal, Nadia Anjuman, 25 anni. Le poesie di amore - non certo erotiche, in genere tristi, a volte mistiche - della grande tradizione arabo-persiana, che la coraggiosa ragazza di Herat ha scritto per anni di nascosto. Poi, caduto il regime dei talebani, pubblicato nella raccolta Gul-e-dodi, Fiore  rosso scuro. La settimana scorsa, nella stessa cittadina afghana che ha appena visto come prima eletta al Parlamento una donna, Nadia è stata massacrata di botte. Probabilmente uccisa dal marito, con la connivenza della sua stessa madre, o almeno così pensa la polizia che ha arrestato i due. Il giovane vedovo, laureato in letteratura, sostiene che Nadia si è suicidata. Nonostante un bimbo di sei mesi e le sue poesie finalmente stampate. E nessuno gli ha creduto. «Era una grande poetessa, una vera intellettuale, ma come molte di noi doveva obbedire ciecamente al marito», ha commentato la sua migliore amica. Poi ha aggiunto di sapere che la famiglia era «furiosa» dopo l' uscita di Gul-e- dodi. Una donna che rende pubblici i suoi canti d' amore e bellezza, per quanto mesti e casti, porta «disonore alla sua gente». In un Paese dove la nuova Costituzione certifica la parità tra uomo e donna, dove il Parlamento ha una quota rosa, le tradizioni ancora una volta resistono con tenacia e orrore. Ogni anno, secondo l' Onu, sono almeno 5 mila le bambine, ragazze, donne uccise per «onore». Onore che in passato era solo legato a faccende di amore, private. E ora sta diventando anche questione di «immagine»: pochi mesi fa a Kabul la conduttrice tv Shaima Rezayee, 24 anni è stata uccisa per strada. Probabile motivo: il suo show poco «onorevole».
 

Cecilia Zecchinelli 
Corriere della sera, lunedì, 14 novembre 2005.  




Biografia scritta da lei:
 Nacqui a Harat negli anni più agghiaccianti della rivoluzione; portai a termine i miei studi in anticipo, di due anni, nella scuola superiore "Mahbubeh haravi". Attualmente frequento il secondo anno della facoltà di Letterature e Scienze Umanistiche dell'Università di Harat. Da quando ho memoria di me so di aver amato la poesia. L'amore per la poesia e le catene di sei anni di schiavitù dell'era dei Talebani, che mi avevano legato le gambe, hanno fatto sì che appoggiandomi alla penna e zoppicando, componessi passi ed entrassi nel territorio della poesia. Il sostegno dei miei amici e di coloro che condividevano i miei stessi orizzonti mi hanno permesso di continuare su questo sentiero, ma... ahimè... tuttora, ogniqualvolta che compongo un nuovo passo, sento il tremore della mia penna e con essa trema anche la mia anima. Forse perché non mi sento indenne, temo ancora di sdrucciolarmi lungo il percorso; è difficile la strada che ho davanti a me... ed i miei passi non sono ancora, abbastanza, fermi. 

Ricordi di un tenue azzurro

Voi esiliati della montagna dell'oblio! 
Perle, nomi addormenti nella palude del silenzio
ricordi soppressi, ricordi di un tenue azzurro
nella memoria della melmosa onda del mare dell'amnesia
Dov'è la limpida corrente dei vostri pensieri?
La mano di quale mercenario depredò la dorata veste del vostro volto?
In questo tifone partoriente d'oppressione
dove è la timoniera luna, l'argentea barca  della serenità?
Dopo questo purgatorio che partorisce morte
se il mare si calma
se la nuvola svuota il cuore  dai rancori
se la figlia della luna si innamora, donerà sorrisi
se il cuore della montagna si intenerisce, nascerà verde erba
feconderà
Uno dei vostri nomi, in cima alle montagne
diventerà sole?
L'alba dei vostri ricordi
ricordi di un tenue azzurro
per i pesci sfiniti dall'inondazione
impauriti dalla pioggia ed oppressione
diventerà la scoperta della speranza?
Voi, esiliati della montagna dell'oblio!


Catene d'acciaio

Quante volte è stata tolta dalle labbra
la mia canzone e quante volte è stato
azzittito il sussurro del mio spirito poetico!
Il significato della gioia è stato
sepolto dalla febbre della tristezza.
Se con i miei versi tu notassi una luce:
questa sarebbe il frutto delle mie profonde immaginazioni.
Le mie lacrime non sono servite a niente
e non mi rimane altro che la speranza.
Nonostante io sia figlia della città della poesia,
i miei versi furono mediocri.
La mia opera è come una pianta priva di cure,
da cui non si può pretendere molto.
Nell'archivio della storia,
questo è tutto ciò che mi rappresenta
.



La più pallida

Non tormentarmi, la serratura del mio cuore è chiusa
La statua del tuo desiderio non si trova
Lo scrigno della tua gentilezza è grande, è grande
Non riesce a farsi strada nel mio corpicino
La via che ci sta davanti è formata da due linee parallele
Significa che la storia di me e te non diventerà di noi due
Non descrivere i miei tratti, non mi inganno
La farfalla dalle ali bruciate non diventa bella
E’ inutile, non darmi speranza
Un cipresso che si è trasformato in ceppo non si innalza
Forse sei diventato il Messia, non colpire
Il dolore che va dritto al cuore, non è duraturo
La parola più pallida della raccolta è la mia vita
Nell’illeggibile scrittura curva e sottile
Lascia che non sia letta e muoia sconosciuta
Questa parola maledetta e senza senso.


Il canto più triste
Divento fumo nello spazio del mio credo
Lentamente mi avvolgo e mi anniento
Finché vengo allevata dalle mani dell’ansia
Nell’abisso del cuore i miei battiti aumentano
E quel battito intende conoscere la terra della fossa del tardi
Mi preparo al momento trascorso
A volte dall’amore arido e dal buon miraggio di una nuvola
Mi trasformo nel più arido deserto salato
Ma l’immaginazione dei miei occhi mi trasforma in acqua
Nel letto della morte per sete, mi trasformo in ruscello
Se arriva a me il capo di uno dei fili della speranza
Divento l’ordito nella sottile trama del cuore
Questo se n’è andato senza commiato, l’immaginazione mi porta via
Sono ancora io che mi riempio di ricordi
Anche la notte un po’ alla volta va per la sua strada e io
Divento il più triste canto d’addio



Nessun commento:

Posta un commento