lunedì 9 gennaio 2012

P. NERUDA



Da " Il fromboliere entusiasta"


Empiti di me



Empiti di me.
Desiderami, stremami, versami, sacrificami.
Chiedimi. Raccoglimi, contienimi, nascondimi.
Voglio esser di qualcuno, voglio esser tuo, è la tua ora.
Sono colui che passò saltando sopra le cose,
il fuggitivo, il dolente.
Ma sento la tua ora,
l'ora in cui la mia vita gocciolerà sulla tua anima,
l'ora delle tenerezze che mai non versai,
l'ora dei silenzi che non hanno parole,
la tua ora, alba di sangue che mi nutrì di angosce,
la tua ora, mezzanotte che mi fu solitaria.
Liberami di me.Voglio uscire dalla mia anima.
Io sono ciò che geme, che arde, che soffre.
Io sono ciò che attacca, che ulula, che canta.
No, non voglio esser questo.
Aiutami a rompere queste porte immense.
Con le tue spalle di seta disseppellisci queste àncore.
Così una sera crocifissero il mio dolore.
Liberami di me.Voglio uscire dalla mia anima.
Voglio non aver limiti ed elevarmi verso quell'astro.
Il mio cuore non deve tacere oggi o domani.
Deve partecipare di ciò che tocca,
dev'essere di metalli, di radici, d'ali.
Non posso esser la pietra che s'innalza e non torna,
non posso essere l'ombra che si disfa e passa.
No, non può essere, non può essere.
Allora griderei, piangerei, gemerei.
Non può essere, non può essere.
Chi avrebbe rotto questa vibrazione delle mie ali?
Chi m'avrebbe sterminato? Quale disegno, quale parola?
Non può essere, non può essere, non può essere.
Liberami di me. Voglio uscire dalla mia anima.
Perchè tu sei la mia rotta. T'ho forgiata in lotta viva.
Dalla mia lotta oscura contro me stesso, fosti.
Hai da me quell'impronta di avidità non sazia.
Da quando io li guardo i tuoi occhi son più tristi.
Andiamo insieme. Spezziamo questa strada insieme.
Sarò la tua rotta .Passa. Lasciami andare.
Desiderami,stremami,versami,sacrificami.
Fai vacillare le cinte dei miei ultimi limiti.
E che io possa, alfine, correre in fuga pazza,
inondando le terre come un fiume terribile,
sciogliendo questi nodi, ah Dio mio, questi nodi,
spezzando,
bruciando,
distruggendo
come una lava pazza ciò che esiste,
correre fuor di me stesso, perdutamente,
libero di me, furiosamente libero.
Andarmene,
Dio mio,
andarmene!



Pelleas e Melisanda
Canzone degli amanti morti

Lei era bella ed era buona.
Perdonala, Signore!
Lui era dolce ed era triste.
Perdonalo, Signore!
S'addormentava tra le sue braccia bianche
come un'ape in un fiore.
Perdonalo, Signore!
Amava le dolci canzoni,
lei era una dolce canzone!
Perdonala, Signore!
Quando parlava era come se qualcuno
avesse pianto nella sua voce.
Perdonalo, Signore!
Lei diceva:" Ho paura.
Sento una voce in lontananza."
Perdonala, Signore!
Lui diceva:" La tua piccola
mano sulle mie labbra".
Perdonalo, Signore!

Guardavano insieme le stelle.
Non parlavano d'amore.

Quando moriva una farfalla
piangevano entrambi.
Perdonali, Signore!

Lei era bella ed era buona.
Lui era dolce ed era triste.
Morirono dello stesso dolore.

Perdonali,
perdonali,
perdonali, Signore!



Amore
Donna, avrei voluto essere tuo figlio,per berti
il latte dai seni come da una sorgente,
per guardarti e sentirti al mio fianco e averti
nel riso d'oro e nella voce di cristallo.
Per sentirti nelle mie vene come Dio nei fiumi
e adorarti nelle tristi ossa di polvere e di calce,
perché il tu essere passasse senza pena al mio fianco
e uscisse nella strofa - puro d'ogni male -.
Come saprei amarti, donna, come saprei
amarti,amarti come nessuno seppe mai!
Morire e amarti
ancor più.
E ancor più
amarti,
di più.
 

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